paralimpiadi londra 2012 i nostri eroi a due ruote pronti a lottare per l’onore della patria italia

paralimpiadi londra 2012 i nostri eroi a due ruote pronti a lottare per l’onore della patria italia

Per volare Verso Londra 2012 non basta la tenacia. Non basta essere bravi tanto da essere chiamati in Nazionale. Per volare Verso Londra 2012 bisogna fare tanti sacrifici e non solo di tipo fisico: bisogna affrontare difficoltà personali, ma anche lavorative ed economiche. Ed è con questo spirito che sette atletici paralimpici del basket in carrozzina (gli unici cestisti che vestiranno la casacca azzurra a Londra visto che il basket in piedi non si è qualificato) hanno dato vita ad un progetto dal nome evocativo: Verso Londra 2012 (appunto). Da percorrere c’è una strada, per certi versi in salita, ma al termine di quest’ultima c’è un sogno chiamato Paralimpiade, competizione che dà un senso alle carriere arricchendole di grande valore e che gli atleti del basket in carrozzina affronteranno con tanta passione che viaggia su due ruote e sulla forza di una squadra.
PREPARAZIONE “ONEROSA” – Le Paralimpiadi non sono le Olimpiadi. Sotto tanti punti di vista. Sette atleti della Nazionale di basket in carrozzina, quindi, hanno sviluppato un progetto di auto-aiuto: una ricerca di partner per far fronte alle difficoltà (lavorative ed economiche) che in questi ultimi mesi prima del grande appuntamento londinese sono diventate tante e sempre più onerose. «Molti di noi, per prepararsi alle Paralimpiadi non stanno lavorando. La Federazione fa molto ma è chiaro che in certi casi può non bastare», spiega Vincenzo Di Bennardo, ala pivot della Nazionale e dei campioni d’Italia del Santa Lucia Roma. Con lui i protagonisti di Verso Londra 2012 sono Damiano Airoldi, Matteo Cavagnini, Nicola Damiano, Vincenzo Di Bennardo, Galliano Marchionni, Mohamed Sanna Ali detto Giulio e Amine Mouqhariq. Per la causa di questi sette atleti di basket in carrozzina, Andrea Bargnani ha messo all’asta alcune sue maglie autografate, anche se il pivot dei Toronto Raptors, mantenendo il low profile che lo contraddistingue, non ama fare tanta pubblicità alla cosa.

LE DIFFICOLTÀ DEI PARALIMPICI – Ma potrebbero essere (e lo sono) le storie di atleti paralimpici che lontani dagli sfarzi dello sport “strapagato”, per portare la maglia azzurra e prepararsi a Londra 2012, affrontano mille difficoltà. A differenza di tante discipline olimpiche, infatti, quelle paralimpiche soffrono inevitabilmente di una minore esposizione mediatica e, ovviamente, di una minor considerazione economica. Non ci sono contratti da professionisti e stipendi che possano coprire il fabbisogno di una persona e di una famiglia. «Le difficoltà generali del mondo dello sport – commenta il presidente della Federazione Basket in carrozzina, Fernando Zappile – si ripercuotono chiaramente anche su di noi. Basti pensare che tanti atleti olimpici hanno la possibilità di avere permessi, piuttosto che ferie pagate per permettersi la preparazione. Gli atleti paralimpici no. Personalmente, non sono uno di quelli che si piangono addosso e credo che lo sport si possa fare con quello che si ha a disposizione, con o senza soldi, ma il fatto che sette atleti si siano organizzati in questo modo conferma queste difficoltà».

I GRUPPI SPORTIVI MILITARI -Passando un attimo la palla agli sport olimpici, se nel calcio e in altre discipline di squadra (come il volley o il basket), il problema dei contratti “poco onerosi” non si pone, l’aspetto economico esiste invece per tante discipline: come la scherma, l’atletica, il canottaggio e alcuni sport d’acqua. Ma il problema viene risolto con la possibilità degli atleti di entrare nei Gruppi sportivi delle forze armate. Questo capita anche nelle discipline paralimpiche? Su 99 atleti italiani, 14 sono entrati a far parte dei Gruppi sportivi di Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, Corpo forestale. Tutti appartengono a discipline individuali (tiro con l’arco, ciclismo, sci alpino, atletica, scherma in carrozzina, nuoto). «Chi entra a far parte dei Gruppi sportivi delle forze armate – dicono dal Comitato Paralimpico – ha un supporto economico ma anche tecnico (allenatore, palestre) e, per natura, lo sport di squadra non si presta all’entrata di un’atleta nei Gruppi sportivi perché non avrebbe senso far entrare un atleta su quindici».

 

 

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